Olio, difendiamo il nostro oro e il consumatore
15/12/2000 15:26:00
La vicenda della «mucca pazza» non ha insegnato nulla all’Europa. Eppure, la storia della carne infetta ruota attorno alla provenienza dei bovini. Invece, la sentenza della Corte di Giustizia - che ha inferto un duro colpo all’olio d’oliva pugliese lasciando libero spazio alle cosiddette «etichette truffa» che non certificano l’origine dell’uliveto - lascia libero campo a speculazioni sulla qualità. In pratica, se le olive vengono raccolte fuori della Puglia e dell’Italia in genere e la spremitura avviene da noi, l'olio potrà fregiarsi del titolo «made in Italy». Non è stato applicato nemmeno per analogia lo stesso principio che vale per vini e mosti. E ora chi difenderà l’ignaro consumatore che vedrà offrirsi olio «made in Italy», magari frutto di olive prodotte in Tunisia o chissà dove? Ancora una volta l’Europa ha perso l’occasione per rimarcare la qualità dei prodotti ed evitare confusioni: nulla qualità prevalgono interessi di parte. Sulla pelle dei consumatori e alla faccia dell’osannata trasparenza. La Gazzetta del Mezzogiorno - 1ª pag. - 15.12.2000
Felice de Sanctis
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