La politica dello sfascio
09/02/1996 07:22:00
Che sta succedendo nella nostra città? Quando l’amministrazione comunale accelera i tempi per approvare il piano regolatore generale e avvia tutta una serie di progetti destinati a trasformare radicalmente l’economia cittadina, le forze partitiche legate al vecchio sistema di potere politico-economico parassitario, incentrato su un’edilizia improduttiva, tentano di bloccare tutto non con un’opposizione costruttiva, ma puntando allo sfascio e dimostrando ancora una volta, la prevalenza degli interessi di pochi, contro quelli della comunità. L’edilizia, vero cancro cittadino, che ha arricchito illecitamente pochi costruttori (come la magistratura sta dimostrando) e costretto migliaia di famiglie a indebitarsi per una vita per acquistare case a prezzi da rapina, torna a far sentire la propria voce attraverso i rappresentati politici di una destra economica, che non coincide con quella politica, ma che è certamente più pericolosa. Cerchiamo allora di capire quali giochi sono in corso per far precipitare la situazione. Si parla sempre più spesso in giro di un recente incontro tra alcuni esponenti politici dell’opposizione e qualche fuoruscito della maggioranza, per mettere insieme un piano che, tra un rinvio e l’altro del consiglio comunale (grazie anche all’interpretazione troppo estensiva del regolamento da parte del presidente del consiglio), una pioggia di emendamenti inconsistenti (come quelli sul colore del cemento), hanno come obiettivo quello di far scadere il termine del 29 febbraio per l’approvazione del bilancio, far cadere il sindaco Minervini e l’attuale maggioranza e far arrivare il commissario, in attesa di nuove elezioni. A completare l’opera è intervenuto il ricorso al Comitato regionale di controllo (Co.re.co) che ha dichiarato illegittima la presidenza del consiglio affidata a un consigliere (che, ricordiamo, è un esponente della stessa opposizione) al posto del sindaco che, invece, sull’esempio di decine di altri Comuni, ha voluto applicare subito il nuovo statuto, non ancora approvato e anch’esso boicottato. Il ricorso al Co.re.co è un atto che punta ad annullare tutto ciò che il consiglio comunale ha approvato finora. Allora in un anno e mezzo si è perduto tempo? E i problemi della città? Chi se ne importa? Insomma, muoia Sansone con tutti i filistei. È la politica dello sfascio e di certi personaggi che, pur nascondendosi dietro altre etichette, non riescono a nascondere il vero volto di una destra economica (diversa da quella sociale, che si identifica in AN), organica agli interessi di quell’edilizia parassitaria che ha vissuto di rendita finanziaria strozzando la città e i risparmi dei suoi abitanti. Ora questi personaggi vedono fallire i loro progetti e tentano di bloccarli facendo crollare l’edificio. Questo è il vero popolo del mattone, di cui sono figli anche coloro che fingono di attribuire ad altri una politica sulla quale sono vissuti per anni e si sono arricchiti i loro padrini politici e “morali”. Cosa si tenta di fare col nuovo PRG? Di salvaguardare quel poco di territorio che è rimasto illeso da una speculazione selvaggia, salvando 80 ettari, comprese le lame, e riservando il 60% di ciò che verrà costruito all’edilizia convenzionata, per calmierare il mercato della casa, evitando arricchimenti illeciti. Queste ipotesi sono solo frutto di fantasia? O esiste una precisa strategia, che coinvolge, forse anche inconsapevolmente personaggi provenienti da sinistra e politici nati sotto il segno del Pci e, attraverso una strana metamorfosi, trasformatisi in soggetti anomali, incapaci di una concreta elaborazione politica, che li ha portati alla fine a rappresentare solo se stessi, senza riconoscersi più in una destra o una sinistra, in un labirinto senza via d’uscita. Quello che sta avvenendo nelle città vicine (il sindaco progressista di Barletta, Fiore, costretto a dimettersi, quello di Andria, Sinisi, che sembra voler tornare a fare il magistrato in prima linea a Palermo, e perfino la giunta di Bitonto ha problemi), rafforza in noi la convinzione che non si tratta di fantasie o di pettegolezzi, ma di una reale involuzione politica, frutto forse di una strategia, che vede a Roma il ritorno in gran forza della massoneria, dei vecchi partiti mascherati da movimenti, da nuove aggregazioni, sotto il segno di un maggioritario che punta ad aprire la strada ad un pericoloso presidenzialismo o a una deriva plebiscitaria dagli imprevedibili sviluppi. Siamo pessimisti? Forse. Ma anche un tantino realisti di fronte a fenomeni di normalizzazione in una realtà regionale pugliese che non è passata per tangentopoli, né poteva passare, perché il vecchio doroteismo Dc si è trasferito armi e bagagli nelle schiere di AN. E’ il trionfo della peggiore politica, che esclude l’economia, relegandola ad un ruolo marginale, funzionale solo a certi interessi. Avete mai sentito parlare di programmi in queste settimane a Roma? O solo di presidenzialismo all’americana, di semipresidenzialismo alla francese, di cancellierato alla tedesca, di pasticcio all’italiana? E avete sentito parlare in consiglio comunale a Molfetta di programmi dell’opposizione, di critiche costruttive alla maggioranza? O solo di ricorsi, di assurdi emendamenti che puntano a radere al suolo una parte di città per ricostruirla, con buoni profitti per la lobby dei costruttori, vera forza economica e di potere (lo ripeteremo fino alla nausea)? Certo, a dispetto dei detrattori, occorre dire che i processi di trasformazione radicale della città non si possono attuare in pochi mesi, sono processi lenti, soprattutto quando devono superare incrostazioni decennali e forti resistenze di interessi economici parassitari che puntano alla rendita, più che all’investimento. E’ l’economia la strada da privilegiare, va rafforzato il fragile tessuto economico della città, favorendo lo sviluppo di una cultura d’impresa non assistita, puntando sulle reali risorse del territorio, come il turismo (è la carta che tutto il Sud dovrebbe giocare, come sostengono autorevoli economisti) e cambiando una vecchia mentalità ancora radicata in largo strato della popolazione e, ahimè, perfino in alcuni operatori dell’informazione (anche per motivi anagrafici) che non hanno capito la necessità del cambiamento e del sostegno ad un processo evolutivo dell’economia locale. Le rabbiose reazioni a questo processo rivoluzionario incruento, perciò lento e difficile, si spiegano solo con la difesa di interessi particolari, con una politica che è ancora lontana dai bisogni della gente e che, non riuscendo più a mungere la vacca pubblica, punta ad ucciderla, affamando tutti. Insomma la logica dello sfascio, che alla fine lascia tutti sconfitti, e più di tutti gli emarginati, i deboli, ma anche gli imprenditori coraggiosi, i lavoratori e i contribuenti onesti. Quindici 9.2.1996
Felice de Sanctis - QUINDICI
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