Diceva Chico Mendes sindacalista, politico e ambientalista brasiliano, ucciso a colpi di fucile davanti alla porta di casa per il suo impegno in favore degli Indios dell'Amazzonia, che “l’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio”. Il problema, qui in Italia e a Molfetta in particolare, è che scarseggiano anche i giardinieri. Ogni giorno che passa, rimbalza su web e social il grido di dolore e rabbia per abbattimenti, capitozzature e altri scempi ai danni degli alberi.
Il capolavoro di questi esperti nello scempio degli alberi si è avuto con l’abbattimento dei pini in via Don Minzoni. Come andiamo ripetendo da tempo, è anche un problema di mancanza di cultura da parte di un’amministrazione comunale priva di qualità e di competenza, dove prevale una classe dirigente di scarso livello quando predilige il cemento al verde.
E’ un dato di fatto l’aumento delle costruzioni e l’abbattimento degli alberi. Un tempo, i nonni impartivano ai più giovani l’insegnamento secondo cui gli alberi sono una ricchezza del mondo. Per questo, gli anziani quando dovevano procurarsi la legna per riscaldare le proprie abitazioni, sceglievano accuratamente gli alberi da tagliare e per ogni pianta recisa ne impiantavano una nuova. Il disboscamento non era praticato nemmeno dai boscaioli più inesperti a causa delle conseguenze negative che apportava alla salute dei boschi e dell’intero ecosistema. I proprietari terrieri tagliavano gli alberi in base alle proprie esigenze, ma preservavano il bosco dalla pratica dell’abbattimento selvaggio delle piante. Procedere al taglio degli alberi in maniera selvaggia è assolutamente vietato. Il taglio di un albero è legato all'ambiente. Un albero, anche quello del giardino, fa parte di un ecosistema più grande, per cui prima di tagliarlo è opportuno studiare e conoscere con esattezza il ruolo che svolge all’interno di uno specifico territorio.
Ma l’ignoranza è di casa in Italia e a Molfetta. Eppure esistono anche delle norme di tutela, “le linee guida per la gestione del verde urbano” del Ministero dell’Ambiente, la Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi urbani” che avrebbero dovuto “guidare” l’operato dell’Amministrazione comunale, anche e soprattutto in considerazione delle istanze di cittadini e associazioni. In realtà, manca un vero “Piano del verde”, in riscontro alle indicazioni della L. 10/2013 con un censimento un regolamento e un Piano del Verde.
A questi, tradizionalmente considerati, si dovrebbe aggiungere, possibilmente ogni anno, il Piano di monitoraggio e gestione del verde, quale supporto decisionale all’Amministrazione comunale, fondamentale per la programmazione degli interventi da realizzare nei 12 mesi, almeno quelli di ordinaria gestione del verde pubblico, anche in assenza momentanea degli altri strumenti sopra citati, per assicurare alla cittadinanza i necessari servizi espletabili soltanto con il verde urbano ben gestito.
In questa lotta sconsiderata al verde l’amministrazione comunale ha una forte spalla nel partito della Meloni, Fratelli d’Italia, che ha approvato in commissione agricoltura del Senato un emendamento al DL Asset che prevede di tagliare alberi senza autorizzazione, al fine di rilanciare l'industria del legno, nei boschi, nei parchi, nei giardini e non risparmiano nemmeno gli alberi monumentali.
Un emendamento al decreto-legge n. 104/2023 coordinato con la legge di conversione n. 136/2023 “Decreto Asset”, come dicevamo, modifica il Codice del paesaggio e amplia le aree di “notevole interesse pubblico” dove gli alberi potranno essere tagliati senza l’autorizzazione paesaggistica della Sovrintendenza. Secondo Fratelli d’Italia si tratterebbe solo di una “semplificazione normativa”.
Ma non va dimenticato che già nell’aprile 2023 Giorgia Meloni all’inaugurazione del Salone del Mobile, a Rho Fiera diceva: “Puntiamo a una filiera legno-arredo 100% made in Italy” parlando di una cornice legislativa “che rendesse il settore arredo indipendente, coniugando sostenibilità ambientale ed economica”.
E’ questa la cultura dominante in Italia, e Molfetta, almeno in questo, può vantare un qualche primato.
Sulla vicenda del taglio selvaggio degli alberi in via Don Minzoni, di cui ci occupiamo ampiamente in questo numero, una diffida è stata inviata a sindaco, assessore ai lavori Pubblici e al presidente del Consiglio Comunale, da alcuni consiglieri comunali di opposizione in data 24 marzo, in cui si chiedeva che a seguito di evidenti carenze nelle carte progettuali del progetto esecutivo Pinqua – Lavori di riqualificazione urbana relativi a via don Minzoni – Lotto n. 2, si sospendessero i lavori previsti. Ad oggi l’unica risposta che è stata data, è l’avvio del progetto con l’abbattimento definitivo di 28 pini di oltre 50 anni presenti nella Isola D.
Questo progetto prevede l’eliminazione di circa 70 alberi di Pinus pinea e si fonda su una certificazione agronomica-botanica basata su una metodologia di “Livello II – Valutazione Ordinaria” (metodo V.T.A. Visual Tree Asssment) che, come indicato a pagina 10 della stessa, è una tecnica che ha una principale limitazione ovvero di essere una valutazione di stabilità “che include solo condizioni che possono essere individuate mediante una ispezione da terra…senza il ricorso di strumentazione” e poi “i fattori interni all’albero, al di sotto del piano campagna, o in quota, nella porzione superiore della chioma, possono non essere visibili o di difficile valutazione e quindi possono rimanere sconosciuti”.
Questa metodologia confligge chiaramente con le norme in essere: “Con la sentenza n. 9178/2022 del Consiglio di Stato che segna una tappa storica nella tutela e salvaguardia degli alberi in generale. Il massimo organo di giustizia amministrativa nel nostro paese evidenzia come sia fondamentale una seria motivazione di abbattimento di un albero, legata a effettive problematiche fitosanitarie e di stabilità dell’esemplare che siano ampiamente documentate da una serie di perizie tecniche strumentali e non solo attraverso la valutazione visiva.
Si tratta, quindi, di un provvedimento molto importante nella gestione del verde urbano perché evita l’abbattimento di un albero in piena salute se non si ha la certezza scientifica e l’esistenza di un rischio potenziale per la pubblica incolumità”.
Certamente è più facile abbattere che curare ed è anche meno costoso: ma questa, permetteteci, è una logica barbara.
Mani ignote hanno messo sugli alberi ancora in piedi, ma già condannati a morte dal sindaco, un cuoricino rosso, ci piace pensare che si tratti di bambini, la cui sensibilità alla natura e all’ambiente è certamente migliore di quella degli amministratori. E’ un’immagine che resterà nella memoria dei cittadini, quando quei pini non ci saranno più e al loro posto, magari verranno installati cartelloni pubblicitari (come è già avvenuto) che piacciono tanto agli amministratori perché permettono di fare cassa facilmente, come le multe delle auto killer della polizia locale sulla statale 16 bis, vere e proprie trappole a danno degli automobilisti.
Così va il mondo, questa è la politica senza qualità che rende sempre più brutta e sporca la nostra città nella logica del profitto e del consenso a tutti i costi.
Molfetta è proprio caduta in basso!
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“Quindici” mensile
15.4.2024